Parlano di noi

I FRATELLI PIOTTI

La famiglia italiana “highly respected” fra gli intenditori mondiali di armi da caccia di classe

 di Marco Sebastiano Scipioni – Armi Magazine – Settembre 2020

 

Il decennio 1960/1970 è stato il periodo cruciale, che ha segnato il punto di svolta per la produzione italiana del fucile da caccia di classe superiore. A far tempo dal 1930 circa c’erano state – è vero – delle ditte e dei singoli modelli che avevano incominciato a distinguersi nel piatto e abbastanza scadente panorama della produzione di allora. Penso ad esempio al sovrapposto Beretta serie SO, che ha seguito fin dalle origini una sua personale e specifica impronta tecnica, alla doppietta Imperiale Montecarlo della Franchi, che partendo da una copia conforme della belga Thìrifays si è poi evoluta specie nel dopoguerra in un’arma dalla forte personalità, alle realizzazioni degli artigiani romagnoli, il capofila dei quali Fabio Zanotti ha continuato fino alla sua scomparsa avvenuta pochissimo tempo dopo il decennio di cui parliamo a costruire le sue belle doppiette, frutto dell’antica sapienza della sua plurisecolare tradizione familiare. Ma è proprio dal 1960 in poi che vedono la luce alcune ditte e alcune realtà industriali destinate in relativamente pochi anni a imporre il fucile italiano sulle scene mondiali come “Il fucile” con cui tutte le consolidate realtà europee e statunitensi sarebbero state costrette a confrontarsi. Vengono fondate in rapida successione la F.lli Piotti, la Perazzi, la Ivo Fabbri, la F.lli Rizzini di Magno, tanto per citare le più note e conosciute che si sono dedicate prevalentemente alla costruzione di armi di classe elevata, a cui si sono aggiunte nel decennio successivo la F.lli Bertuzzi, Luciano Bosis e Mario Gussago dell’armeria Desenzani. La prima in ordine di tempo di questa “eletta schiera” è stata comunque nel 1961 la ditta dei F.lli Piotti, alla quale è dedicato questo mio scritto.

GLI INIZI

I due fratelli Araldo e Fausto Piotti, come è usuale per gente di Gardone Valtrompia, provenivano da una famiglia già a vario titolo coinvolta nella fabbricazione di armi da caccia a canna liscia. Il padre Giovanni era un provetto armaiolo, prodigo di insegnamenti e di consigli. Alla fine degli anni ’50 erano dipendenti di Fabio Zanotti, e questa esperienza li ha sicuramente aiutati molto. Quando decisero di mettersi in proprio infatti, fecero con molto acume una scelta vincente. Incentrarono fin da subito la loro produzione su di una doppietta dalle linee copiate da quella di Westley Richards, così come faceva a quel tempo Fabio Zanotti per il suo modello su meccanica Anson & Deeley.  I Piotti però offrivano due versioni, una delle quali particolarmente leggera ed inoltre sulle stesse bascule allestivano dei modelli con batterie su cartella laterale, del tipo che in Italia viene con approssimazione definito “Holland & Holland”. I modelli si chiamavano BSEE e BSEE Piuma gli Anson e PHEL gli “Holland”, declinati nel tempo in vari gradi di finitura e di finezza. Tutti erano doppiette tendenzialmente leggere, con le bascule tartarugate all’inglese, lisce o con sobrie incisioni a ricciolo, curate nei legni e nell’aspetto generale più della normale produzione bresciana artigianale di quegli anni. Per la loro costruzione venivano adoperate serie comprate in bianco dalle usuali ditte che fornivano le parti meccaniche ai piccoli costruttori, ma comunque erano doppiette che, pur costando in proporzione poco, si facevano notare per una certa distinzione complessiva. Da giovane studente universitario avevo comprato usata ed ho adoperato con soddisfazione per anni una doppietta base senza ejectors BSE, leggera e con canne corte da 63 centimetri, lunghezza allora davvero inusuale, ma che io, divoratore di qualsiasi libro italiano o inglese che riuscivo a trovare, sapevo essere la misura imposta sul mercato inglese da Robert Churchill e da lui adottata come standard nelle sue doppiette che si chiamavano appunto “Modello XXV” in riferimento alle canne lunghe venticinque pollici. La mia doppietta, costata la cifra anche allora molto modesta di Lire 50.000, era un esempio di come i Piotti accontentassero i clienti nelle loro richieste, anche se si discostavano dagli usuali standard del mercato. Ricordo ad esempio che la loro doppietta BSEE Anson (ma credo anche le “Holland”) si potevano avere in qualsiasi calibro, dal 12 fino al 32, compresi calibri già allora desueti come il 24. Sempre attingendo ai ricordi di gioventù, un mio amico, amante dei bei legni dalle vistose venature, tramite il suo armiere di fiducia si era fatto costruire una doppietta “Holland” in versione lusso (il modello mi pare si chiamasse PHEB), e l’armaiolo esibì tutto trionfante il fucile appena ritirato a Gardone: I Piotti avevano scovato e trovato una radica per quei tempi rara e eccezionale, facendo la felicità del mio amico, che si rimirava il calcio come se fosse un dipinto di Raffaello! Questo per rimarcare come i due fratelli Piotti fossero attenti fin dai primi anni di attività ai desideri e alle inclinazioni dei clienti. In questa ottica, era ricco l’elenco di opzioni e di varianti che permettevano di personalizzare ciascun fucile. Nel tempo, furono introdotti altri modelli, che non elenchiamo perché tenuti a listino non per molti anni e perché non particolarmente significativi. Come doppiette di qualità via via migliore furono alla fine degli anni ’60 approntati i modelli Montecarlo (poi dismessa a metà degli anni ’70), King (in due versioni di incisioni) e Lunik. Contemporaneamente erano in produzione due tipi di sovrapposti, pensati anche per i tiratori, uno su meccanica tipo Merkel e uno su meccanica tipo FN. Quest’ultimo, in mano al pluricampione tedesco di Skeet Conny Wirnhier colse tantissime vittorie in campionati nazionali e mondiali, la più importante delle quali fu la medaglia d’oro conquistata alla Olimpiadi di Monaco del 1972. La fiducia dell’atleta tedesco nella bontà del fucile e delle canne di Piotti comportò naturalmente una enorme pubblicità e il nome Piotti circolò sempre più insistentemente negli ambienti che contano in Europa e negli Stati Uniti. Proprio in seguito a questa vittoria olimpica la nuova serie di vertice delle doppiette fu chiamata Monaco. Un’altra vittoria prestigiosa fu ottenuta con una doppietta Piotti da un fortissimo tiratore italiano al piccione, che, anche se sponsorizzato da una grande Casa anch’essa italiana, quando si trattava di gare molto importanti e il gioco si faceva duro, cambiava fucile e sparava con la sua Piotti. In tal modo vinse nel 1975 a Madrid la Coppa del Re, la gara di tiro al piccione più importante del mondo, dopo che anni prima Grace Kelly aveva inopinatamente fatto chiudere i tiri a Montecarlo.

LA RICERCA DELLA QUALITA’ TOTALE

Fatta questa doverosa carrellata storica, è adesso fondamentale affrontare il nocciolo della questione: quando un’arma può essere considerata davvero finissima e quali sono i parametri in base ai quali giudicare l’eccellenza di un fucile? All’inizio c’è la scelta dei materiali. Devono essere selezionati solo gli acciai migliori, opportunamente scelti e legati con altri metalli (nichel, cromo, vanadio, silicio) a seconda del tipo di utilizzo che ogni singolo componente del fucile è chiamato a svolgere, in modo da garantire funzionalità e durata nel tempo. Qui è importante le conoscenze dell’armaiolo e le esperienze storiche della ditta, che hanno vagliato nel tempo la resistenza e la riuscita dei diversi materiali impiegati. Viene poi la scelta dell’impianto meccanico, che tipologia di bascule, di chiusure, di acciarini, di eiettori automatici, di sistema di scatto e della altra varia componentistica adottare. Cruciali sono poi le canne, la loro costruzione, foratura, geometria interna, accoppiamento e saldatura delle bindelle. Il grande William Wellington Greener, l’inventore fra l’altro della strozzatura, nella prima riga del capitolo dedicato alla disamina tecnica del fucile da caccia nel suo aureo libretto “Modern Shot Gun” pubblicato nel lontano 1888 scrive : ” Il moderno fucile da caccia standard è composto da 95 pezzi,  di gran lunga il più importante dei quali sono le canne”. Ed è vero ancora oggi. Canne perfettamente accoppiate a demi-block, magnificamente rifinite e tirate internamente e esternamente, con i coni di raccordo e quelli delle strozzature di giusta forma e pendenza, ben bilanciate e leggere, sono il biglietto da visita essenziale di un’arma che vuole essere di classe superiore. Così come le canne, anche tutti gli altri componenti devono essere di giuste proporzioni, benissimo rifiniti e interconnessi fra di loro. Per il vero appassionato è una gioia contemplare la tiratura esterna delle bascule e gli acciarini tipo “Holland” così come li costruisce, rifinisce e firma Fabio Piotti. Tutte le varie parti, dal calcio alla punta del mirino devono infine essere armonizzate fra di loro, dando vita ad un bilanciamento delle masse e ad una linea perfetta, di modo che l’occhio non scorga sbilanciamenti o disarmonie di alcun genere. Per ultimo vengono le incisioni e le essenze utilizzate per i legni del calcio e dell’astina. So perfettamente che sono questi gli aspetti, di grande impatto visivo, che attraggono la maggior parte delle persone e che sono importantissimi in fase di scelta e di acquisto di un’arma. Ma sono solo per così dire il vestito, l’apparenza esterna. Non sono loro a “fare” il fucile, a decidere se un fucile è o non è della più alta classe. E’ tutto il resto, tutto quel processo lungo, faticoso e costoso che mi sono sforzato di delineare qui sopra, che fa la differenza. Tanto per fare un esempio, siccome nessuno sa perfettamente come escono le venature su di un calcio finito partendo dal massello di legno grezzo, è possibilissimo che un fucile di un costruttore di minori ambizioni risulti di una bellezza eccelsa, così come un incisore di grandi capacità può benissimo eseguire una splendida incisione su di un fucile di qualità media, ma le due cose anche messe insieme non faranno aumentare di un grammo la qualità vera dell’arma.

LA DOPPIETTA MODELLO MONACO

Proprio nell’intento di raggiungere la qualità totale sopra indicata, i Piotti a metà degli anni ’70 decisero di costruire in casa tutti i componenti delle loro doppiette, a cominciare dalle bascule e dalle canne. Questo ha comportato un importante investimento in macchinari e in personale, ma è stato necessario per poter fare quel salto di qualità, che ha permesso loro di confrontarsi con la più qualificata produzione a livello europeo (dico europeo, perché anche al giorno d’oggi non esiste in realtà un costruttore fuori dall’Europa che produca fucili a due canne confrontabili con la produzione del vecchio continente). Le doppiette serie Monaco, declinate in diversi gradi che si differenziano fra di loro solo per il tipo di incisione, sono un grande classico. Di linea perfetta ed armoniosa, con una meccanica e degli acciarini al di sopra di ogni critica, possiedono una bascula talmente robusta e resistente, che i Piotti attualmente le propongono non solo negli usuali calibri 12 – 16 – 20 – 28 – 410, ma anche costruite sulle bascule previste per un calibro inferiore. Cioè si può avere una calibro 12 o una calìbro 16 su bascula di una calibro 20, una calibro 20 allestita su di una bascula da calibro 28, e così via. Questi “ibridi” danno vita a fucili molto leggeri in rapporto al calibro effettivo e di una linea particolarmente filante. Proprio le doppiette Monaco hanno attirato negli anni ’80 l’interesse della celebre Casa Holland & Holland di Londra, che dopo essere entrata in contatto con i Piotti tramite l’armeria Casciano di Roma, in quegli anni sua unica rappresentante per l’Italia, convinta della loro qualità, per anni le ha vendute alla propria clientela nei suoi prestigiosissimi negozi. Data da quegli anni l’appellativo di “ highly respected  gunmakers family”, riportato spesso nei libri e nelle riviste di lingua inglese, che mi ha dato lo spunto per il titolo di questo mio scritto.

LA DOPPIETTA ”EXPRESS” MODELLO SAVANA

Derivata dalla bascula del Monaco, opportunamente rinforzata con i classici rinforzi laterali “a pipa” e con un acciarino a piastra e molla indietro per non indebolire i fianchi della bascula con gli altrimenti necessari scassi, dagli inizi degli anni ’90 è in produzione anche una doppietta express, che si è conquistata buona fama, tanto da venire regolarmente prodotta, perlopiù in grossi calibri africani, tipo il .470NE e il .500NE. Molto curato è l’accoppiamento delle canne e la taratura, che è eseguita con il metodo classico tradizionale del cuneo posizionato fra le due canne vicino alla bocca, che viene spostato in fase di saldatura delle bindelle fino ad ottenere la centratura e la rosata voluta.

I SOVRAPPOSTI

Il fucile attualmente più venduto è il sovrapposto di lusso, che i fratelli Piotti hanno voluto chiamare con il nome del padre Araldo, purtroppo improvvisamente scomparso qualche anno fa. Costruito come impianto meccanico sulla falsariga del Boss, gode però di varianti e semplificazioni atte a renderlo più moderno ed affidabile. Ha canne naturalmente accoppiate in demi-block, con un sistema brevettato che aumenta di molto le superfici di contatto fra le due canne in culatta, dove è fondamentale che il castolin (la lega metallica di saldatura a base di argento) possa realizzare l’unione più salda possibile. Nel solco della tradizione di Piotti, è possibile avere il modello Araldo in diversi calibri e per ciascun calibro con peso variabile a seconda dei desideri. I Piotti per questo modello hanno inoltre ideato un selettore che agisce sul monogrilletto, per poter velocemente scegliere che canna sparare per prima.  Da poco tempo viene venduto con successo, anche se è ancora in fase di studio e di perfezionamento, un sovrapposto “Sporting” con batterie collocate sopra la tavola dei grilletti, progettato per il tiro a volo. Da questo loro progetto i Piotti si aspettano molto, tanto da ipotizzare che possa in futuro diventare il loro modello più venduto.

GLI ALTRI MODELLI

E’ a listino il grande classico di Casa Piotti, la doppietta Anson BSEE Piuma, (primo modello a portare il nome della ditta, fin dal 1961), che ora viene costruito con materiali molto migliori rispetto a quei tempi ormai lontani, con bascule e canne lavorate in casa; lo stesso vale per il modello King, il giustapposto tipo “holland”, che si colloca sotto la serie Monaco. Continua ad essere venduta con successo la doppietta a cani esterni, che è stata recentemente riprogettata da Fabio Piotti e che si può anche avere con l’armamento automatico dei cani, l’apertura automatica, gli estrattori automatici, la sicura automatica e gli acciarini con la doppia stanghetta di sicurezza. Praticamente la meccanica più completa possibile di una doppietta ad acciarini tipo “holland”, con i cani spostati all’esterno!  L’ultima creatura del vulcanico Fabio è la doppietta “drop-lock” realizzata sulla meccanica della Westley Richards con le batterie smontabili a mano. Qui è stata aggiunta una geniale leva di sicura, che è sempre attiva (e quindi il fucile è sempre protetto da urti accidentali anche forti) e che si disinserisce solo quando viene premuto il grilletto. Dato che la doppietta e la batteria smontabile a mano di Westley Richards è in assoluto una delle realizzazioni da me preferite sia come linea che come meccanica, non posso che complimentarmi per l’ottima idea di dare nuova vita a questo gioiello progettuale. Infine c’è un prodotto che al suo apparire mi era sembrato un po’ stravagante, e che invece sta ottenendo un successo abbastanza consistente, specie sui più ricchi mercati esteri. E’ la profonda customizzazione che viene eseguita sul semi-automatico Benelli Executive, che viene abbellito esteticamente, reso più facile di maneggio con una leva di comando dell’otturatore più comoda, snodata a scomparsa, e con una sicura a bottone scorrevole posta sul dorso come nei fucili a due canne, più intuitiva e funzionale di quelle normalmente presenti sui semi-automatici di serie. Presentato con legni di qualità super e con incisioni di gran lusso, viene venduto direttamente da Piotti con il loro numero di matricola, mentre una serie ancora più eccezionale come legni ed incisioni, modello “Magnifico”, viene allestita per la Benelli, che la vende con il proprio marchio e la propria matricola, ad un elevatissimo prezzo, firmata “Benelli By Piotti”.

IL FUTURO HA UN CUORE ANTICO

In ditta lavorano, coadiuvati da sette provetti armaioli, i tre fratelli Piotti, che si sono divisi i compiti a seconda delle specifiche capacità e competenze. Fabio (58 anni) è il progettista e lo sviluppatore dei nuovi prodotti, è il provetto azzaliniere che crea i meravigliosi apprezzatissimi acciarini, infine si occupa del marketing e delle relazioni con la clientela. Sergio (53 anni) è il responsabile dell’officina e di tutta l’attrezzatura e la parte meccanica. Rudi (49 anni) coordina il lavoro dei dipendenti, esegue il montaggio finale e il collaudo dei fucili ed effettua riparazioni su armi di tutte le marche che clienti e negozianti portano con fiducia, certi del perfetto lavoro che otterranno. Negli anni, sono anche stati sviluppati parecchi progetti e prototipi per altre ditte, sia italiane che estere. Come mi sono sforzato di illustrare più sopra, la costruzione di un fucile da caccia a due canne della più alta classe è un lavoro lungo, difficile e costoso, che implica centinaia e centinaia di ore di lavoro accurato e preciso. Tutti i componenti, fino al più piccolo e insignificante, devono essere esenti da qualsiasi difetto, ricavati dal pieno dell’acciaio migliore e più adatto al lavoro che sono chiamati a svolgere, finiti e rifiniti con le superfici e gli spigoli tirati lisci quasi fossero pezzi di ghiaccio. Ogni lavorazione, dall’incassatura dei legni al funzionamento del sistema di scatto, degli acciarini, delle leve d’armamento, degli estrattori automatici, delle chiusure, devono essere coordinati e interagire fra di loro come fossero nati per magia da un unico seme. E’ un’arte antica, affinatasi in oltre tre secoli di storia, retaggio tecnico e culturale di generazioni di armaioli, che richiede capacità e passione per realizzarsi al meglio. Ecco, i fratelli Piotti hanno questa capacità e questa passione. Nelle loro armi la modernità e la tradizione si incontrano e si fondono al massimo livello. I grandi artisti, pittori, scultori e architetti dei secoli scorsi, quando ricevevano un incarico da un committente, si impegnavano per iscritto ad eseguire l’opera “secondo le regole dell’Arte”. L’acquirente di un Piotti può essere certo che anche il suo fucile verrà realizzato con la massima attenzione e il massimo scrupolo, “secondo le regole dell’Arte”.

 

 

(BOX) Guida sintetica alle matricole Piotti

                                             

                                               da                     a

anni 1961 / 1969                    1                   5017

anni 1970 / 1979               5018                 7523

anni 1980 / 1989               7524                 8977

anni 1990 / 1999               8978                 9602

anni 2000 /2009                9603                 A189

anni 2010 / 2020               A190                 A501