HOLLAND & HOLLAND – La Storia

LA STORIA DEI MECCANISMI TIPO HOLLAND & HOLLAND
Dott. Marco Sebastiano Scipioni
giornalista, scrittore e grande intenditore di armi fini e della loro storia

Bascula sidelock Holland & Holland originale

LO SVILUPPO DELLA MECCANICA
Le azioni hammerless ad acciarino laterale degli anni 1870 e seguenti non erano particolarmente efficienti, e in più le doppiette realizzate secondo i loro schemi risultavano pesanti e sgraziate. Frederick Beesley (1846 – 1926) fu uno dei veri geniali inventori di quegli anni, con decine di importanti brevetti al suo attivo, tanto da essere riconosciuto e acclamato quale “principale fornitore di invenzioni e di progetti per l’industria inglese del fucile da caccia”. Nel 1879 mise a punto un particolare sistema, che prevedeva un acciarino che veniva armato tramite molle alloggiate nella bascula, messe in tensione dalla chiusura delle canne. Lo vendette a James Purdey, il più elitario costruttore di allora, che lo brevettò a proprio nome nel 1880. Era così nata la celeberrima azione Purdey con apertura automatica, prodotta ancor oggi praticamente invariata dalla Casa e che è considerata una vera e propria gemma dell’arte archibugiera di tutti i tempi. Anche Henry Holland incominciò a studiare una sua azione, e nel 1883 presentò una prima versione di quello che sarebbe diventato il suo cavallo da battaglia, il modello “Royal”. Questa realizzazione fu messa a punto in collaborazione con un altro gigante fra gli inventori inglesi, John Robertson, che di lì a pochi anni avrebbe comprato la ditta “Thomas Boss”, introducendo importantissimi brevetti, fra i quali il celebre monogrilletto e l’ancor più celebre e celebrato sovrapposto “Boss”. Insieme a Robertson, Holland registrò quattro brevetti, a testimonianza della stretta collaborazione fra i due. Ricordiamo che in quegli anni Holland non era un costruttore, non aveva ancora una sua fabbrica, e Robertson insieme a W. & C. Scott gli forniva tutti i fucili che vendeva col proprio nome nel suo elegante negozio situato nel quartiere più esclusivo di Londra.

Vista della meccanica interna di un Holland & Holland originale

Questa prima doppietta di Holland ad acciarini laterali aveva una meccanica ingegnosa ma complicata, che faceva uso di due sistemi di armamento diversi, uno che azionava l’acciarino di destra mediante due leveraggi con la chiusura delle canne, mentre l’altro armava l’acciarino di sinistra con l’apertura delle canne e facendo uso di una sola leva d’armamento. Ufficialmente lo scopo era di distribuire gli sforzi fra apertura e chiusura del fucile, ma sospetto che in realtà si avesse timore di infrangere il brevetto di Anson & Deeley del 1875. Questo complesso sistema fu infatti abbandonato nel 1885 e si passò ad armare anche l’acciarino di destra con l’apertura delle canne e mediante una sola leva, come già in uso per quello di sinistra. Era così nato, per quanto riguarda l’acciarino e il suo armamento, l’azione “Royal” che conosciamo oggi. Il nome “Royal” fu depositato per la privativa il 28 maggio 1885 e da allora contrassegna i fucili H. & H. del grado più elevato. Nome indovinatissimo, abbinato com’è all’idea di Re e di Casa Reale, donava di per sé un’aurea di distinzione e di esclusività a tutto il fucile. A completare l’opera, mancava un meccanismo di estrazione automatica, che in quegli anni cominciava ad essere considerato indispensabile per velocizzare la ricarica dell’arma. Henry Holland adottò brevettandolo uno degli ejector più semplici e funzionali, se non il più semplice in assoluto. Il brevetto è il numero 800 del 13 gennaio 1883 e il meccanismo, non solo semplice da costruire ma anche da regolare, è in concreto composto – oltre che naturalmente dal suo gambo con testina, elemento necessario in qualsiasi estrattore, anche manuale – da due soli pezzi, un corpo-martelletto ed una molla. Lavora sul principio della massa con fulcro eccentrico e quando il corpo -martelletto viene forzato dall’abbassarsi delle canne oltre il suo punto di equilibrio, scatta spinto dalla molla percuotendo violentemente l’estremità del gambo e provocando l‘espulsione automatica. Holland nei suoi bellissimi cataloghi di fine ‘800 e dei primi anni del ‘900 reclamizzava con enfasi questo suo sistema e lo aveva denominato “AB” a significare che era composto da due pezzi soltanto. La vera origine di questo ejector è stata peraltro abbastanza oscura per anni. Il primo sistema di ejector con queste caratteristiche di funzionamento, che gli inglesi chiamano “over – centre tumbler” è quello brevettato da Thomas Perkes nel 1878 e venduto a W.& C. Scott (ricordiamo che come sopra detto questa importante ditta era fornitrice abituale di Holland). D’altra parte gli inglesi hanno quasi sempre, specie fra gli addetti ai lavori, chiamato questo meccanismo “ejector Southgate”, riferendosi a Thomas Southgate, a cui vennero rilasciate due patenti, basate sullo stesso principio, nel 1889 e nel 1890. Ultimamente però è stato dimostrato oltre ogni dubbio che l’ejector di Holland, così come lo conosciamo, è stato creato dal grande Frederick Beesley, di cui abbiamo ricordato la grande importanza all’inizio di questo mio scritto, e venduto alla Holland & Holland nel 1891 o 1892. Esistono alcune doppiette di Holland costruite prima della data del brevetto del 1893, munite di questo meccanismo. Evidentemente Holland prima di comprarlo lo ha voluto provare in mano ai clienti! Le ultime rifiniture alla doppietta Royal Holland furono la chiavetta per lo smontaggio manuale delle piastrine degli acciarini e l’apertura automatica, introdotta nel 1922 evidentemente per “pareggiare” le funzioni offerte dalle doppiette di Purdey, anche se non a tutti l’apertura automatica piace: se infatti rende l’apertura veloce e senza sforzo, di contro occorre impiegare più forza per chiudere l’arma. Ma d’altra parte siamo nell’Inghilterra divisa rigidamente in classi sociali. Ad un americano, che aveva visitato Purdey a fine ottocento e che aveva osservato che aprire una doppietta di Purdey era facilissimo ma che occorreva un certo sforzo per chiuderla, l’imperturbabile commesso aveva risposto con aria meravigliata per la critica che nessuno dei loro clienti chiudeva personalmente i propri fucili! I ricchi cacciatori clienti di Purdey durante le battute ed anche mentre cacciavano con il cane erano infatti sempre accompagnati e serviti dal proprio guardiacaccia e caricatore di fiducia, al quale passavano l’arma scarica per riceverla ricaricata. Questo è per inciso il motivo dell’applicazione su tante armi della sicura automatica. L’apertura automatica nell’Holland & Holland è realizzata mediante un corpo allungato cilindrico, all’interno del quale vi è una molla a spirale, posizionato sotto la parte iniziale delle canne, che ad una estremità spinge sulla croce dell’asta e dall’altra è vincolato al tenoncino di aggancio dell’asta stessa. Non ci resta che parlare dell’acciarino.

In estrema sintesi si può descrivere come un acciarino da cane esterno, con il cane portato all’interno e in pezzo unico con la sua parte inferiore (detta noce) costruita per interagire con la leva d’armamento. In più è stata aggiunta una stanghetta di sicurezza, collocata inferiormente in parallelo a quella di scatto, che ha la funzione di bloccare il cane se questi si sgancia dalla sua tacca di monta senza che il grilletto sia stato premuto.

UN SUCCESSO MONDIALE
Nei primi decenni dopo la sua comparsa, esistevano molte azioni ad acciarino laterale di funzionamento abbastanza simile a quella di Holland & Holland, ma le Case che costruivano i propri fucili adottando questi diversi disegni meccanici chiusero una dopo l’altra. Fondamentale fu inoltre l’unanime adozione del sistema Holland da parte dell’industria belga, che allora dominava il mercato per numero di Case costruttrici e per quantità di armi prodotte. I più famosi costruttori belgi, del calibro di Lebeau Courally e di Francotte, copiarono subito in toto l’azione di Holland & Holland, così fecero le altre ditte belghe, e a rimorchio seguirono tutti i costruttori spagnoli e anche italiani. Le doppiette italiane ad acciarini laterali apparse negli anni intorno al 1930 e proposte da Beretta, da Bernardelli e da Franchi erano tutte basate su tale sistema. In realtà la meccanica di Holland questo successo lo meritava ampiamente. Era relativamente semplice da produrre e da regolare, senza debolezze strutturali e poco incline a malfunzionamenti. La doppia stanghetta di sicurezza dell’acciarino permetteva di ottenere scatti leggeri senza temere la contemporanea partenza dei due colpi, e questa caratteristica era particolarmente gradita ai tiratori di pedana ai piccioni, sport allora molto diffuso e che attirava una categoria sociale ricca e danarosa, che spendeva volentieri in armi di lusso. Le superfici delle cartelle laterali lasciavano ampio spazio per elaborate incisioni che appagavano l’occhio e ben presto possedere una doppietta “tipo Holland” significava avere un’arma di vertice. E questo è vero anche oggi. Gli acciarini poi sono magnifici e sono una vera gioia per l’occhio del competente appassionato e intenditore. Purtroppo oramai sono rimasti in pochi a costruire e proporre doppiette della più alta classe con veri acciarini Holland.

Non per voler spingere un fabbricante, ma perché è la realtà, oggigiorno a livello europeo e mondiale non esiste una doppietta con una vera meccanica Holland & Holland migliore, meglio realizzata e rifinita di quella prodotta dalla ditta dei F.lli Piotti.

 

Fucile modello Monaco dei Flli. Piotti con incisione di Stefano Pedretti.

Sistema Holland e Holland con apertura a serpentina Flli. Piotti